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  • Project date2020

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Impronte femminili.
Opere realizzate per la rassegna IMPRONTE FEMMINILI del Comune di Fano e poi parte della relativa esposizione "SELVAGGIA E LE ALTRE" realizzata a fine rassegna.
Tecnica: pennino, china, acquerello su carta.


Rebecca Lisotta
Selvaggia e le altre

Rebecca Lisotta è una delle rare artiste le cui opere rappresentano la compiuta e accurata precisazione di uno stile. La sua arte è il risultato di una molteplice composizione dell’immagine in cui la profonda conoscenza di tecniche molto diverse fra loro si associa ad una acuta sensibilità. Ha la straordinaria capacità di passare dal disegno a mano libera, alla china, all’acquerello, ai colori, al disegno digitale, senza alcuna minima difficoltà.
Per Lisotta l’atto creativo e la creatività sono due elementi fondamentali, imprescindibili, caratterizzanti la sua intensa personalità, e, perciò, i suoi lavori spesso sono introspettivi, simbolici, ma anche misteriosi. Attraverso la sua passione e la sua forza interiore riesce a condensare nell’immagine rappresentata tutto un sistema molto ricco di elementi, di messaggi, di idee, di magie che ci invitano ad osservare e a meditare con calma ogni sua opera.
I disegni riferiti alle dee, Demetra, Afrodite, Artemide, vogliono essere un segno distintivo, una riflessione, un messaggio forte sulla condizione che, alcune donne così come la società contemporanea, stanno attraversando. Lisotta le interpreta non come delle semplici dee, dotate ognuna di uno specifico potere, ma le rappresenta come esseri umani: multiformi, combattenti, forti, determinate ma anche molto fragili e complesse. L’artista, quindi, non si limita a raffigurare una sola donna, ma realizza, a seconda del soggetto che agisce, più dee, perché più la personalità è complessa, maggiore è la possibilità che le divinità attive siano più di una. Quando nella psiche della donna queste dee sono in competizione, ognuna deve decidere quale aspetto di sé esprimere e quale assopire per evitare di trovarsi confusa e indecisa.
Altra figura mitologica molto complessa è la Donna Selvaggia, la quale sembra essere scomparsa, o forse è nascosta anch’essa nelle profondità dell’inconscio femminile.
“La donna che oggi si trova nei deserti di una metropoli può cavarsela meglio se impara ad ascoltare e ad affidarsi alla voce interiore del suo potere istintuale di Donna Selvaggia” spiega la psichiatra americana Clarissa Pinkola Estès. È l’istinto, quindi, la sua grande forza, quell’impulso naturale, che è rimasto bloccato nel profondo Io, a causa di una condotta sociale atrofizzata e addomesticata da una vita ripetitiva e monotona. L’immagine rappresentata da Lisotta mette bene in evidenza una donna che ci guarda direttamente negli occhi, senza alcun timore e paura. È decisa, fiera, ma, soprattutto, consapevole della propria forza, della propria energia. Attraverso tratti semplici, puntuali, ma eleganti, Lisotta ha saputo tradurre appieno l’archetipo del femminino selvaggio.
La grande e folta capigliatura riccia mossa dal vento, esprime il simbolo che la storia e la mitologia hanno tradotto e rinnovato per secoli: l’interpretazione dei capelli come sede di forza, di energia, di fertilità, di virilità e di sessualità.
Il capello ha con il suo proprietario un forte rapporto simbolico: ne rappresenta le radici, perché racchiude in sé i ricordi ed è al tempo stesso una sorta di antenna che lo collega al Cielo. Costituisce il “filo dell'anima” dell’essere umano, è una proiezione delle idee, dei pensieri e della personalità dell’uomo. I capelli sono una reale estensione del sistema nervoso e sensoriale che come un’antenna sensibile permettono di captare le energie ambientali. Per questo motivo il capello lungo veniva portato dalle streghe, dalle dee e da alcune donne, come espressione di un’energia viva, capace di ricrearsi in continuazione. Oltre a questo importante dettaglio, si aggiungono lo sguardo enigmatico e ammiccante con una postura rassicurante di lato.
Lisotta, interpreta la Donna Selvaggia, inserendole una lunga coda da Lupo che fuoriesce dall’abito lungo blu avente disegnati delle gocce di sangue e delle chiavi. E’ un chiaro riferimento alla storia drammatica di Barbablù, una fiaba di Charles Perrault.
La donna rappresentata è simbolicamente anche l’ultima moglie di Barbablù che dopo aver scoperto le atrocità del marito prende consapevolezza della propria forza perché "come il lupo l’intuito delle donne ha artigli che aprono ogni corazza, occhi capaci di vedere oltre ogni maschera e orecchie per udire oltre le chiacchiere”, tratto dal libro “Donne che corrono con i lupi” di Clarissa Pinkola Estès.
L’artista realizza un’immagine antropomorfa molto femminile, elegante, sofisticata, dove la Donna Selvaggia oltre ad essere bellissima, è atavica, collegata alla terra, alla natura, primitiva, sicura di se stessa, dei propri desideri, che conosce bene il principio della vita e della morte, senza averne paura. Un tipo di donna che è sempre stata dentro ad ognuna di noi, dotata di un intuito unico e creativo, capace di presagire fatti ed avvenimenti importanti.
Con questa immagine e insieme a quelle delle dee, Lisotta ci porta a identificarci meglio, a guardarci dentro, a immergerci in queste rappresentazioni per ritrovare qualcosa che ci appartiene, ma che una vita di routine domestica ha sedato, ha represso, ha soffocato. Vorrei chiudere con un’ultima citazione di Clarissa Pinkola Estès che riassume bene questo concetto: “Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dentro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe."

Paola Gennari